(tratto da un testo della dott.ssa Maria Luisa Barbaro)
È possibile valutare con una relativa sicurezza il grado di problematicità dell’invecchiamento di una donna? O più precisamente, esistono dei fattori di rischio che consentono di capire a quale tipo di invecchiamento stia andando incontro?
Secondo la prof.ssa Graziottin, sì. In un suo studio ha infatti individuato quattro fattori di rischio, definiti marker di vulnerabilità, che valutano se la donna stia andando incontro ad un invecchiamento problematico dal punto di vista sessuale e generale, riducendo quella che viene definita aspettativa di salute, ovvero l’età in cui una donna comincia ad avere problemi irreversibili legati al trascorrere del tempo ed a patologie croniche.
Quali sono i marker di vulnerabilità?
I fattori di rischio o marker di vulnerabilità per l’invecchiamento sessuale femminile sono essenzialmente quattro:
- Età in cui inizia la Menopausa
- Gravità delle vampate di calore
- Valore del pH vaginale
- Grado di trofismo vulvare
Vediamoli in ordine.
Età dell’inizio della menopausa
Più la menopausa è prematura, peggiore è il suo impatto sullo stato di salute generale e sessuale della donna, in relazione ad un rischio aumentato di osteoporosi, malattia coronaria e morbo di Alzheimer. Di fronte a tutti questi segni di un invecchiamento patologico precoce si valuta lo stato di benessere generale e sessuale, il rischio di un deterioramento della salute accelerato e si considera l’eventuale necessità di terapie integrate, ormonali e non.
Vampate di calore
La gravità delle vampate di calore viene considerata oggi un vero e proprio segnale di vulnerabilità del sistema nervoso centrale: un indicatore di rischio di invecchiamento cerebrale patologico.
Senza estrogeni, fattori trofici per i neuroni, la neuroplasticità e l’efficienza dei meccanismi cerebrali si riducono in modo drammatico con gravi conseguenze per le funzioni cognitive ed affettive.
La vampata di calore è un marker di vulnerabilità cerebrale ad un invecchiamento accelerato. Tecnicamente parlando, si tratta di una malattia coronarica, vasomotoria a base neurovegetativa, che costituisce un segnale di allarme importante insieme ad ansia, depressione, perdita di desiderio, disturbi del sonno, tendenza a perdere la concentrazione o la memoria.
Una terapia ormonale sostitutiva, prescritta tempestivamente, può contribuire ad una migliore qualità dell’invecchiamento mentale e sessuale.
Valore del PH vaginale
Il valore del pH vaginale, modulato dai livelli di estrogeni presenti nei tessuti, si aggira in età fertile intorno a 3,5-4,5. Con la menopausa questo valore tende a salire a 7,0-7,39, con un incremento che segnala la progressiva atrofia dell’intero apparato uro-genitale ed esprime un rischio aumentato per infezioni sia vaginali che uretrali da E. Coli o E. Faecalis, che possono a loro volta causare vaginiti o cistiti recidivanti, soprattutto post-coitali.
Il pH vaginale è una “spia” di vulnerabilità ad infezioni uro-ginecologiche e problemi sessuali, nonché un marker della capacità di risposta del sistema vascolare genitale agli stimoli sessuali. Diminuendo gli estrogeni, sale il valore del pH ed il VIP (Vasoactive Intestinal Polipeptide), neurotrasmettitore che trasforma l’eccitazione mentale nella risposta vaginale di congestione e lubrificazione, è meno efficace: il risultato è che la donna inizia ad accusare secchezza vaginale e dispareunia, ossia dolore durante i rapporti. Il pH vaginale è, infine, un indizio di vulnerabilità postmenopausale a disturbi urinari, soprattutto da urgenza minzionale. Ed allora, è bene insegnare alla donna a calcolarne il valore: si inserisce uno stick in vagina che dopo alcuni secondi darà una stima “colorimetrica” del pH, ossia basata sul colore assunto dallo stick. Se il valore tende a salire a > 7, una terapia sostitutiva a base di estrogeni, sistemica o locale, prolungata, è in grado di normalizzare il pH vaginale e limitare tutti i disturbi.
Grado di trofismo vulvare
Il grado di trofismo vulvare, ossia il suo stato di nutrizione, è un indicatore di salute di cute, mucose e di tutte le strutture vascolari, in particolare clitoride e corpi bulbo-cavernosi. Un invecchiamento vulvare precoce è associato a secchezza e difficoltà orgasmiche: sui corpi cavernosi c’è infatti circa la metà del tessuto muscolare liscio in una donna di 60 anni rispetto a una di 20, e minori livelli di estrogeni ed androgeni nei tessuti. Tutto ciò richiede un trattamento locale con testosterone propionato che può ridurre i sintomi sia ginecologici sia sessuali, anche di fronte a patologie specifiche come il “Lichen Sclerosus Vulvare”, insieme a stili di vita appropriati.
Diagnosticare con tempestività i quattro fattori di rischio può essere utile per le donne, che possono così adottare per tempo opportune strategie terapeutiche. Queste, insieme a fattori biologici, psicosessuali e relazionali vissuti in positivo, migliorano di molto la qualità di vita della donna per i successivi 30 anni.